L’amicizia: nuovi orizzonti

di Maria Assunta Spina

Il senso e il valore attribuito all’amicizia è oggigiorno decisamente cambiato.

La società attuale ci impone un livello di comunicazione cha fa la differenza rispetto al passato, taglia le consonati, riduce le vocali, assume un tono che bisogna intendere al volo altrimenti si è fuori dal gioco. In questo modo, viviamo inseriti in un doppio linguaggio: quello canonico e didattico, e quello sociale. Spesso, soprattutto i giovani, confondono i due livelli e si ritrovano a scrivere un po’ come parlano, eliminando ogni sforzo mentale e riflessivo, sempre più portati ad ottimizzare le risorse dove con ottimizzazione intendo semplicemente fare il minimo sforzo possibile.

La curiosità sembra non esistere più, la progettualità futura nemmeno.

Non si sentono pensieri rivolti al futuro, si vive il momento, purtroppo solo il singolo momento e nulla sembra appartenerci, riguardarci.

Tutto ciò che accade agli altri viene vissuto come se fosse molto lontano dalla nostra dimensione: urge fermarsi e guardare con occhi più lucidi perché le cose che accadono nel mondo ci appartengono e ci riguardano molto più di quanto possiamo pensare.

Questa critica forse un po’ acerba ma quanto mai verosimile, apre la riflessione su un tema sempre dibattuto, il tema dell’amicizia.

Come si sono trasformati i rapporti amicali al giorno d’oggi? Cosa intendono i ragazzi quando parlano di amicizia?

Sicuramente dobbiamo rinunciare alla visione idealizzante del passato, “i ragazzi del muretto” che si davano appuntamento a voce e di persona il giorno prima per il giorno dopo, ormai non esistono più. Parliamo di quei ragazzi che si divertivano con poco, che non avevano strumenti di tecnologia raffinati (perché non esistevano) e trascorrevano le ore a chiacchierare, a confrontarsi, a giocare a carte, a passeggiare. In tal modo, costruivano il legame, il rapporto di amicizia che difendevano e portavano avanti con orgoglio.

Oggi, i ragazzi vivono immersi in un mondo tecnologico e virtuale che toglie loro il piacere delle piccole cose: osserviamo tanti gruppi di giovani che parlano e si confrontano solo via chat (facebook, whatsapp, …), ragazzi che non sanno più cosa dirsi ma che seduti attorno ad un tavolo vivono in costante contatto con il proprio smartfhone.

Credo che il livello attuale di tecnologia abbia portato un grande valore aggiunto alla società, peccato che allo stesso tempo ci abbia tolto la facoltà di poterne fare a meno.

Persi in un mondo virtuale, all’interno di una comunicazione non più fluida e diretta, i giovani soffrono di una grande solitudine pur avendo a disposizione infinite possibilità di organizzazione e socializzazione. Venendo meno il contatto diretto, ma vivendo attraverso il filtro telematico, si perde la possibilità di costruire un legame affettivo. In tal senso assistiamo ad una grande confusione di base: amici, conoscenti, persone conosciute sul web, ..tutti vengono messi sullo stesso piano e livello. Se poi chiediamo ad un sedicenne di indicarci il nome del suo migliore amico, ci accorgiamo (e senza troppa sorpresa) che il ragazzo fatica a risponderci.

Questo breve articolo, ci tengo a ribadirlo, non vuole essere una critica fine a stessa, contiene in sé lo stimolo alla riflessione.

Ammiro molto chi sa ancora appassionarsi alla lettura di un libro, ad una passeggiata in bicicletta.

Ammiro chi trova la voglia e la pazienza di raccontarsi in un aneddoto e fissare i propri momenti di vita condividendoli in compagnia.

Il tempo passato è chiaramente passato, non si possono invitare i giovani a vivere una dimensione mai conosciuta. Si possono però invitare le nuove generazioni a scoprire la bellezza dei rapporti umani, a provare a vivere in una dimensione più reale e meno virtuale, a provare a parlare anziché “chattare”, poi tireranno loro le somme e ci daranno un riscontro!